Si venne a patti. Consentirono i Messenesi di pagare trenta talenti per la restituzione della fortezza. Avuto il danaro, si negò il tiranno a restituirla; anzi nel cuor della notte tentò di dar la scalata alla città stessa. Accorsi i cittadini, fecero tal prova, che l’obbligarono a lasciare l’impresa. Quindi levatosi, venne a Mile e se ne impadronì. Tornò l’anno appresso all’impresa di Messena, e non vi fece miglior frutto; chè gli esuli Siracusani venuti in ajuto dei Messenesi, resero vano ogni suo sforzo. Tramessisi i Cartaginesi, fu conchiusa la pace. Agatocle restituì il castello occupato da prima, e fece ritorno a Siracusa. Venne prima ad Abacena e volle messi a morte alcuni de’ cittadini, che sapea essere suoi nemici.
III. - In questo, Sosistrato e tutti gli esuli siracusani, che in Agrigento si erano ritirati venivano tutto dì aizzando contro Agatocle gli Agrigentini, i quali, perchè intatte serbavano ancora le libere forme stabilite da Timoleonte, odiavano la tirannide e temevano il grand’animo e la smisurata ambizione del tiranno. E però nell’anno 3o della 116 Olimpiade (314 a. C.) fu conchiusa un’alleanza tra Agrigentini, Messenesi e Geloi contro di lui. Gelosi com’erano gli Agrigentini della libertà, per non affidare ad alcun cittadino il comando delle armi, spedirono alcuni de’ loro a Sparta per chiedere un comandante. Come giunsero, Acrotato, figliuolo del re Cleomene giovane di perduti costumi, saputo l’arrivo di costoro e l’oggetto della missione, loro s’offrì, ed essi disavvedutamente, senza fare altra parola al re od agli Efori, l’accettarono e con seco ne lo menarono.
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