Intimò quei cittadini o a cacciare quegli esuli, o a prepararsi alla guerra. I Messenesi per la bella paura, si acchinarono al primo partito. Fu come amico ricevuto in città; nè quel popolo ebbe allora a dolersi di lui ma, tornato a Siracusa, vi chiamò da Messena e da Tauromenio que’ cittadini, che sapea di essere a lui avversi, e li fece morire. Se non v’ha esagerazione, furono secento.
IV. - Ciò fatto, corse sopra Agrigento; ma avuto notizia che i Cartaginesi, intimoriti delle sue nuove imprese, ed adizzati dagli esuli, erano venuti con grandi forze in Sicilia, tornò di volo a Siracusa. Un Dinocrate da Siracusa in que’ dì, raccolti gli esuli di Siracusa e di altre città, ne mandò una mano sotto Ninfodoro a cacciare da Centuripe la gente del tiranno. Era venuto fatto a costui d’indettarsi con alcuni di que’ cittadini ed introdursi con pochi compagni in città.
Accorso il generale d’Agatocle, li tagliò a pezzi. Sopraggiunto lo stesso tiranno, punì di morte coloro che aveano favorito l’impresa. Dinocrate intanto era entrato di forza in Galaria. Venuti Pasifilo e Demofilo, per parte del tiranno, con altra gente, ne seguì sanguinosa fazione, nella quale Dinocrate e’ suoi furono rotti; Galaria ripresa.
In questo i Cartaginesi s’erano afforzati sul colle di là dall’Imera detto Ecnomo, che in greco suona scellerato, per essere fama che ivi era stato il famoso toro di Falaride. Vi venne Agatocle; li provocò a battaglia; ma quelli ricusarono il cimento. Avanzata essendo la stagione, tornò a svernare in Siracusa.
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