Spossata Gela, spaventate con quel crudele esempio le altre città, che poteano tentar cose nuove, ricco di tanta preda, venne Agatocle a porsi ad oste sul colle Talario, che stava a fronte all’Ecnomo. L’Imera scorrea nel miluogo. Era un’antica tradizione di avere un oracolo predetto che in quel sito accader dovea una grande battaglia nella quale assai gente dovea perire. Spaventati dal pronostico i due eserciti, temendo ognuno di farlo avverare con suo danno, non osavano venire a battaglia campale; e stavano a molestarsi con ispesse correrie. Un giorno i corridori siracusani aveano fatta una grossa preda ai nemici, i quali mandarono una forte schiera de’ loro a combatterli per ritoglierla. Agatocle avea messo in guato una mano de’ suoi più prodi, i quali, come videro che i nemici, valicato il fiume, assalivano i corridori, loro corsero sopra; gran numero ne uccisero; gli altri fuggirono in rotta verso il loro campo. Agatocle non lasciò scappare quel destro di assalire il nemico ne’ suoi stessi ripari. Con tutta la gente sua fu sopra a’ fuggitivi, e con essi giunse sull’Ecnomo tanto improvvisamente, che i Cartaginesi non ebbero tempo di venir fuori ed ordinarsi in battaglia. Si combattè lunghesso il fosso che cingeva il campo cartaginese, e con tanta ostinazione, che quel fosso venne presto colmo di cadaveri. Il vallo fu superato: i Siracusani erano già nel campo nemico. Amilcare, visto rinculare i suoi, mandò avanti una schiera di valenti frombolieri delle isole baleari. Più atroce divenne allora la battaglia.
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