Ebbe guerra con Iceta nell’anno 4o dell’Olimpiade 124 (281 a. C.) Venuti a battaglia presso Ibla i due principi, l’Agrigentino ebbe la peggio; ed il Siracusano fu poi sconfitto dai Cartaginesi presso il fiume Teria (56). Mentre costui per tali imprese era lontano da Siracusa, un Tenione si fece da una fazione del popolo scegliere supremo comandante, ed un’altra scelse Sostrato. Quello si afforzò in Ortigia, questo nelle altre parti della città, entro alla quale i due competitori venivano a battaglia. Parve quello un momento opportuno ai Cartaginesi di avere Siracusa, e vennero a stringerla di terra e di mare. Il presente pericolo spense le discordie. I due emoli, conosciuto che le loro forze unite non bastavano a respingere i Cartaginesi, d’accordo chiamarono Pirro re d’Epiro in loro soccorso. A costoro s’unirono Tindarione, tiranno di Tauromenio, Eraclide di Leonzio, Agrigento ed altre città non soggette a Cartagine.
II. - Pirro, più presto che re, era un di quei tali, che, ne’ secoli a noi più vicini, in Italia si dicevano condottieri. Avea dalla natura sortito gran coraggio e straordinaria gagliardia. Fatto suo mestiere la guerra, con una presa di gente iva militando ove gli si offriva migliore ventura. Era stato oltre a due anni a guerreggiare coi Romani nella bassa Italia, per difendere la spirante libertà di que’ popoli, non ancora assorti dal torrente delle armi di Roma. Tanto più volentieri accettò l’invito de’ Siciliani, in quanto, per aver menato in moglie la Lanassa, figliuola d’Agatocle, dalla quale avea un figlio, vantava un qualche diritto al retaggio di quel re.
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