Era costui in Lipara. Come seppe la battaglia, venne a trovare Gerone. Con amichevoli espressioni mostrò gioire della vittoria da lui riportata; e si offrì di andare a Messena per indurre i Mamertini a lasciare di queto la città. Gerone con lieto animo accettò l’offerta. Quel perfido, venuto a Messena, si diede a far cuore a’ Mamertini, e promise di venire con grandi forze in loro ajuto. Il partito fu accettato. Un esercito cartaginese venne a Messena. Gerone, conosciuto il tradimento, inabile a potere espugnare Messena, dopo la giunta de’ Cartaginesi, fece ritorno a Siracusa, ove il popolo ebbro delle vittorie da lui riportate, lo acclamò re.
Credeva Annibale avere con quel tradimento assicurato un gran vantaggio a Cartagine. La repubblica conservava così un bellicoso alleato contro il re siracusano, che già si mostrava non meno formidabile del suo progenitore Gelone. Non prevedeva Annibale quanto cara sarebbe costata ivi a non guari a Cartagine la sua perfidia. I Mamertini presto si disgustarono de’ Cartaginesi. Levatisi in capo, li cacciarono dalla città. Questi, per trarne vendetta, chiamarono l’ajuto di re Gerone che v’accorse. I Mamertini, inabili a resistere alle prepotenti forze, da cui erano minacciati, chiamarono in loro ajuto i romani, mettendo avanti la nazione comune da Marte.
CAPITOLO XII.
I. Prime imprese de’ Romani. Pace con re Gerone II. - II. Assedio d’Agrigento - III. I Romani apprestano un’armata. Battaglia in mare. Progressi de’ Romani in terra. - IV. Altra battaglia in mare.
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