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      Adrano e Centuripe furono espugnate. Alesa e sessantasette altre città, prima di esserne state richieste, si sottomisero. Gerone stesso cercò pace, e fu conchiusa a tali patti: pagasse il re alla repubblica cento talenti d’argento; restituisse senza ricatto i prigionieri romani; e provvedesse l’esercito romano dei viveri bisognevoli. Dall’altro lato il re fu dichiarato amico e collegato della repubblica, e fu stabilito essere a lui soggette, oltre Siracusa, Acre, Leonzio, Eloro, Megàra, Neto e Tauromenio, città già da lui conquistate.
      I Cartaginesi ignari del seguito accordo, aveano spedito una numerosa armata in soccorso di Siracusa. Preso porto a Sifonia (62), ebbero a voltar le prore e prepararsi a sostenere soli la lotta. I Romani provveduti per la seguita pace di viveri, di che fin’allora aveano scarseggiato, con lieta fortuna progredivano. Egesta, Aliena, Ilaro, Tiritto ed Ascelo (63) vennero in poter loro. I Cartaginesi occuparono Agrigento. Contro quella città si diressero i nuovi consoli, Postumio Megillo e Q. Mamillo Vitulo, venuti nell’anno 3o dell’Olimpiade 129 (262 a. C.) con altre legioni.
      II. - Centomila Romani accerchiarono quella grande città. Annibale la difendea con cinquantamila Cartaginesi e venticinquemila cittadini. Malgrado le grandi forze loro, sentivano i Romani essere loro impossibile prendere d’assalto la città, però la cinsero di fosso ed altre difese, onde non potesse trarre viveri da fuori. Essi provvedevansi di vettovaglie da Erbesso (64), ove ne aveano il fondaco.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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