I Cartaginesi ebbero la peggio: trenta dei legni loro perirono, sessantaquattro ne furono presi. I Romani, che ebbero solo ventiquattro galee affondate, dopo la vittoria corsero ad afferrare il lido affricano. Ma in terra toccò loro a pagare lo sconto, comechè da prima avessero espugnate alcune città; affrontati dallo esercito cartaginese, comandato dallo spartano Santippo, vi perderono trentamila soldati e l’illustre Attilio Regolo vi restò prigione.
Ma, nè Roma cagliò per la disfatta dell’esercito, nè Cartagine s’avvilì per la mala ventura dell’armata. Pareva anzi che le due trapossenti repubbliche traessero nuova lena dai disastri. I consoli M. Emilio e Servio Fulvio, nell’anno 2o dell’Olimpiade 131 (255 a. C.) vennero fuori con un’armata numerosa. Con pari forza loro vennero incontro ne’ mari di Sardegna i Cartaginesi, che perderono nel conflitto gran numero de’ legni loro. Ma non guari dopo l’armata romana, saprappresa da fiera tempesta presso Camarina, ruppe in quella costiera. Di oltre a secento legni da guerra e da carico, solo ottanta galee camparono in Siracusa. Tutto il lido da Camarina a Pachino videsi lunga pezza sparso di uno scompigliume di cadaveri, d’uomini e d’animali, di sdrucite navi e di arredi, vomitati dal mare. Con tanta crudele equità la sorte compartiva i suoi colpi!
I Cartaginesi assicurata l’Affrica per la disfatta del romano esercito, padroni del mare per lo naufragio dell’armata, addoppiarono le forze in Sicilia. Ripresero Agrigento, che distrussero in parte, ed in parte incesero.
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