Ma i Termitani, accortisi a tempo del tradimento, dato di piglio all’armi, assalirono quei soldati, i quali per essere pochi non poterono fare resistenza, e furono tutti tagliati a pezzi.
V. - Un’impresa più ardita tentò Asdrubale l’anno 2o Olimpiade 132 (251 a. C.) Mosse da Lilibeo con esercito numeroso ed oltre a cento elefanti, e si diresse verso Panormo. Sapeva egli che Fulvio, uno dei consoli, era ritornato con parte dell’esercito in Roma; però tenea facile rompere le schiere rimaste sotto l’altro con sole Metello, che erano in Panormo, e riprendere la città. Il Cartaginese veniva sperperando i campi panormitani: ma non per questo Metello si movea. Quello, ascrivendo a paura il suo non venir fuori, con maggiore celerità si avanzava. Come ebbe valicato l’Oreto, qualche presa di soldati appariva, che appena attaccata, tornava indietro fuggendo, per trarre i Cartaginesi quanto più vicini si poteva al fosso ed al vallo, che cingevano la città. Ivi Metello avea poste alcune schiere di arcieri, alle quali avea dato ordine di saettare a furia gli elefanti, come si avvicinavano. Egli poi col resto dello esercito si teneva pronto presso alla porta della città, ch’era rimpetto all’ala sinistra dei nemici. Coloro che guidavano gli elefanti e prima de gli altri erano, sicuri che i Romani non avrebbero sostenuta pure la vista di quelle bestie, le spingevano avanti. Come ne furono presso, assaliti istantaneamente si videro da una tempesta di dardi. Pure incalzavano, per superare il vallo.
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