Pagina (251/1468)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Ma tante ferite riportarono quegli animali, che inferociti si volsero correndo sopra le schiere che seguivano, e, per lo numero, per la mole, per l’impeto, le scommisero. Più non si tenne Metello. uscito dalla città assalì in quella confusione i nemici, e quasi senza combattere n’ebbe compita vittoria. Ventimila uomini perderono i Cartaginesi, e tutti gli elefanti vennero in mano de’ Romani.
      Splendidissimo fu il trionfo di Metello in Roma. Tredici capitani cartaginesi, oltre il gran numero di gregarî, e più di cento elefanti, che il popolo romano per la prima volta vedeva, seguirono il suo carro. Esaltati i Romani fecero per mare e per terra i massimi sforzi. Entrava già il decimoquarto anno di quella guerra, ed il 3o dell’Olimpiade 132 (250 a. C.), quando i nuovi consoli vennero in Sicilia con dugento navi cariche di soldati. Presero terra presso Lilibeo. Colà tosto chiamarono tutte le forze ch’erano in Sicilia e si accinsero all’assedio.
      VI. - I Cartaginesi aveano fatto di quella città la capitale de’ loro dominî in Sicilia. Un contado fertilissimo, un porto vastissimo, il commercio di quella ricca nazione, l’aveano resa opulentissima e popolosa. Alle grandi fortificazioni prima erettevi, di nuove se n’erano aggiunte a tempi di Pirro. In quel lembo di Sicilia vennero all’estremo cimento le forze delle due più potenti nazioni della terra. Dieci anni bastò l’assedio. Vi fu posto in opera tutto ciò che l’arte funestissima della guerra ha mai inventato per l’oppugnazione e la difesa delle città. Roma non ebbe maggiori sforzi da fare, nè Cartagine maggiore resistenza da opporre.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Metello Cartaginesi Romani Metello Roma Romani Olimpiade Sicilia Lilibeo Sicilia Cartaginesi Sicilia Pirro Sicilia Cartagine