Dionigi I per costruire colla massima celerità il gran muro, a difesa dell’Epipoli, chiamò tutti i campagnuoli siracusani, giovani ed atti al lavoro, e fra questi scelse sessantamila operai, ai quali affidò l’esecuzione dell’opera. Da ciò è manifesto, che i contadini giovani a ciò destinati non furono nè tutti, nè la massima parte. Però si può supporre che, se non altrettanti, un quarantamila ebbero a restare. Se centomila erano i giovani atti alla fatica, non meno d’altrettanto potevano essere i vecchi, i fanciulli, gl’invalidi. E perchè in tutte le classi il numero delle donne supera di poco quello degli uomini, le contadine siracusane non potevano esser meno di dugentomila; onde tutti i campagnuoli d’ambi i sessi erano quattrocentomila. Più che altrettanto può calcolarsi il resto della popolazione in quella città, in cui grande era il numero de’ marinai, artigiani, soldati, servi, stranieri, oltre le famiglie de’ maggiorenti, numerose a segno, che se ne traeva un senato di seicento persone.
Questa gran popolazione mancò nelle ree vicende del regno del secondo Dionigi; ma centomila nuovi coloni vi furono chiamati da Timoleonte. Non è improbabile che, per le guerre e le crudeltà di Agatocle, la popolazione fosse di nuovo minorata; ma è impossibile, che in mezzo secolo di pace e di straordinaria ricchezza sotto Gerone II non fosse ritornata allo stato, in cui era ai tempi del vecchio Dionigi, e forse anche aumentata.
X. - E, perchè la stessa è la cagione, che promove i progressi dell’industria, della popolazione e dell’ingegno, all’aumento della ricchezza andavano del pari le scienze e le lettere, che aveano loro stanza nella reggia di Gerone.
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