Nell’ultimo piano si elevavano otto torri, ad ognuna delle quali erano legate due antenne, e nell’alto di esse erano de’ fori per lanciare sassi. In ogni torre potevano stare quattro armati e due arcieri; e l’interno era pieno di ciottoli e di saette. Nel centro era una balista inventata da Archimede, che scagliava alla distanza d’uno stadio un sasso del peso di tre talenti, ed una saetta di dodici braccia. In ognuno de’ tre alberi erano due antenne, dalle quali potevano tirarsi contro i nemici e sassi ed uncini di ferro e palle di piombo.
La nave tutta era circondata da una palizzata di ferro, per tenere lontani i nemici; ed allo incontro le navi nemiche potevano facilmente essere afferrate da mani di ferro, che pendevano tutto intorno, e facilmente potevano essere avventate. Sessanta giovani armati da capo a piedi stavano da ambi i lati, ed altrettanti intorno agli alberi. Le gabbie erano di bronzo. In quella dell’albero di mezzo stavano tre uomini; nell’altre due, ai quali da alcuni ragazzi con ceste, che si alzavano, e si mandavano giù colle carrucole, erano somministrati sassi e dardi. La nave aveva quattro ancore di legno ed otto di ferro. La sentina poi, benchè profondissima, era vôtata da un’uomo solo colla chiocciola inventata da Archimede. Questa nave fu da prima detta siracusana: e poi donata al re d’Egitto, si chiamò Alessandrina. Era accompagnata da altri legni minori, e particolarmente dal Cercuro, il quale era della portata di tremila talenti, moveasi a forza di remi, e come quella, portava secento uomini (80).
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