Saputo, che i cittadini null’altro desideravano dalla libertà in fuori, veniva a concorrere cogli altri al pubblico bene. Commendò l’azione di Teodoro e Soside, e raccomandò loro a compir la opera con mantenere la concordia fra’ cittadini. E in questo dire consegnò le chiavi delle porte e del tesoro.
Il giorno appresso furono convocati i comizî per la scelta de’ pretori, ai quali era affidato il supremo reggimento della repubblica. Andronodoro ne fu uno. Gli altri furono scelti fra’ congiurati; e fra costoro furono Dinomene e Sopatro, ch’erano al campo in Leonzio, i quali vennero tosto a Siracusa, portando con seco tutto il denaro che colà era per conto dello stato, e lo consegnarono ai questori allora scelti, in cui potere venne anche il danaro ch’era in Acradina ed Ortigia. Per togliere poi ogni difesa a chi volesse usurpare la tirannide, furono demolite le mura, che separavano Ortigia dall’altre parti della città.
III. - Ogni cosa pareva allora tranquilla.. Ma restavano due male zeppe; Ippocrate ed Epicide, i quali cercavano di non far sapere ai soldati, che con essi erano, l’uccisione del tiranno. A tal fine uccisero colui che ne recava l’avviso. La precauzione fu inutile. I soldati, saputo altronde il caso, li abbandonarono. Eglino vennero a Siracusa; si presentarono ai pretori ed al senato, dissero essere eglino stati mandati da Annibale a Geronimo per ajutarlo; morto lui, essere terminato il loro incarico; volere perciò tornare in Italia al campo cartaginese; non potere andarvi per terra, chè doveano traversare il paese nemico; chiedere una scorta ed un’imbarco per recarsi a Locri.
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