In quel momento i pretori bandirono un decreto di morte contro di esse. Il decreto tumultuosamente emanato, fu tumultuosamente eseguito. Demarata figliuola di Gerone, vedova d’Andronodoro; Armonia sorella di Geronimo, vedova di Temistio; Eraclea altra figliuola di Gerone, moglie di Zoilo, con due sue figlie, furono l’una dopo l’altra uccise da una torma di manigoldi.
Lagrimevolissima fra tutte fu la morte d’Eraclea e delle figliuole. Zoilo, marito di lei, sin dai primi giorni del governo di Geronimo, era ito in Egitto ambasciatore a Tolomeo. Conosciuta la irregolare condotta del nipote, v’era restato in volontario esilio, per non tramettersi ne’ pubblici affari. La moglie non avea avuta alcuna parte in quelle perturbazioni. Assalita dalla plebe furiosa, si era colle due figlie ritratta in una domestica edicola.. Nè la santità dell’asilo, nè l’innocenza loro, nè le preghiere di quella matrona, nè le pudiche lacrime delle vergini valsero a molcire la ferocia di quella masnada. La madre tratta dal sacro luogo fu scannata. Le figlie fecero uno sforzo per correre a chiedere mercè a tutto il popolo; ma tante ferite ne riportarono, che caddero esanimi; e più non viveano, quando giunse un intempestivo decreto di grazia per esse.
Coloro stessi, che aveano eseguita quella strage, n’ebbero orrore; il popolo, sdegnato contro i pretori che l’aveano decretata, chiese ad alta voce i comizî, per iscegliersi i due nuovi pretori in mancanza d’Andronodoro e Temistio. Fu forza contentarlo. Mentre si deliberava, uno della plebe propose Ippocrate ed Epicide.
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