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      Marcello venne a Leonzio; vi provvide viveri per l’esercito; vi lasciò un presidio; e poi fermò il campo cinque miglia discosto da Siracusa.
      Era già l’anno 1o dell’Olimpiade 142 (112 a.C.), nè Siracusa dava speranza di vicina resa. Il console stava in fra due. Lo stringevano da un lato i progressi d’Ippocrate ed Imilcone; grave disdoro parevagli dall’altro levare l’assedio. Tentò di avere la città a tradimento per opera degli esuli siracusani, ch’erano nel suo campo. Scoperta la mena, coloro che vi aveano parte furono puniti di morte in Siracusa. Ma, mentre disperava quasi dell’impresa, il caso gli offrì il destro di recarla a fine. Si trattava il riscatto di un Damasippo spartano, che per Siracusa militava, ed era caduto in mano dei Romani. Si tennero per ciò varî abboccamenti presso al porto Trogile; ove era la torre detta Galeagra, la quale, per quanto appare, facea parte di quella fortezza, che Esapile si chiamava. Un romano, ponendo mente a quel muro, conobbe essere meno alto di quanto da lontano appariva, e contandone le pietre, vide essere facile scalarlo. Ne avverti il console. Questi tempellava, pensando che per essere quel muro più basso, essere dovea meglio difeso. In questo, un disertore siracusano venne a fargli sapere, che in Siracusa erano per celebrarsi le feste di Diana, le quali solevano solenneggiarsi con istraordinarî stravizzi. Ma perchè scarsi erano i viveri, per lo assedio, aveva il pretore distribuito al popolo ed ai soldati gran quantità di vino, acciò colle beverie supplissero alle festive gozzoviglie.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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