Non gli fu concesso menar seco l’esercito; però non potè avere il trionfo; ebbe in quella vece l’ovazione; ma quell’ovazione fu più splendida di qualunque trionfo. Oltre alle armi ed agli strumenti bellici di ogni maniera, Roma vide allora per la prima volta statue e pitture egregie; vasellame d’oro e d’argento in gran copia; nobilissimi arredi; ricchissime masserizie; e tutto ciò che aveano potuto accumulare tanti secoli di ricchezze, e il gusto delicatissimo in tutte le parti del viver civile.
VII. - Marcello ebbe in merito il quarto consolato. I suoi emuli suscitarono molti Siracusani, che in Roma erano, ad accusarlo. Egli si difese; fu assoluto; ma l’avere il senato dato incarico all’altro console Levino di far modo, venuto in Sicilia, di fare risorgere Siracusa, mostra che le querele de’ Siracusani non erano del tutto calunnie. Levino venne in Sicilia l’anno 3o dell’Olimpiade 142 (210 a. C.). Annone teneva Agrigento, molte altre città a lui s’erano date, ed il pro Mutine con ispesse correrie travagliava i Romani. Annone, sempre invido della gloria di costui, gli tolse il comando della cavalleria Numida, e lo diede al proprio figliuolo. Mutine, per vendicarsene, s’indettò col console. Fece occupare ai suoi Numidi una delle porte della città, per cui entrarono i Romani. Annone ed Epicide fuggirono; trovata a caso nel lido una barca, vi salirono sopra, e lasciarono per sempre la Sicilia. Tutti i Cartaginesi ed i Siciliani che erano al soldo di Cartagine furono presi e messi a fil di spada.
| |
Roma Siracusani Roma Levino Sicilia Siracusa Siracusani Sicilia Olimpiade Agrigento Mutine Romani Numida Numidi Romani Epicide Sicilia Cartaginesi Siciliani Cartagine
|