Euno, chiarito re, fece chiamarsi Antioco, nome riverito da’ Sirî. Ordinò che fossero messi a morte tutti gli Ennesi, che restavano in città, tranne gli armajuoli, ai quali gran copia d’armi d’ogni maniera fece lavorare. Scelse i suoi consiglieri e ministri, fra’ quali un Acheo di Acaja, uomo ingegnoso e destro, al quale pare essere stata affidata la condotta della guerra (91).
Il nuovo re, alla testa di seimila schiavi, si diede a saccheggiare le città, i borghi e le castella de’ dintorni di Enna, e metterne le campagne a guasto ed a ruba. A lui venne ad unirsi un’altro stuolo di schiavi altrove ribellatisi, capitanati da un Cleone di Cilicia. Per tal modo, scorsi appena trenta giorni dalla prima sollevazione, Euno ebbe sotto di se ventimila schiavi; ed il loro numero veniva di giorno in giorno accrescendosi, Manilio, Cornelio Lentulo, C. Calpurnio Pisone, che con iscelte schiere romane, loro vennero incontro, n’ebbero la peggio, e talvolta ebbero a lasciarvi il campo e le bagaglie. Un corpo di cavalleria, comandata da C. Tizio, accerchiata, cesse le armi. L. Ipseo, mandato espressamente da Roma, fu del tutto sconfitto. Già l’esercito de’ sollevati s’era ingrossato sino a dugentomila combattenti. Con tali forze affrontatisi coll’esercito romano, comandato da L. Planico Speseo, n’ebbero segnalata vittoria; e quindi si fecero padroni di Tauromenio.
Avute le due munitissime città di Enna e Tauromenio, delle quali fecero piazza d’armi, venivano portando il guasto e lo spavento in tutte le parti dell’isola.
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