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      Era allora pretore in Sicilia Licinio Nerva, il quale cominciato a rendere giustizia a que’ meschini, ottocento ne trasse dai ferri. Ma poi o intimorito dai padroni, che minacciavano disservirlo in Roma, o avuto da essi il boccone, negò giustizia a tutti gli altri. Molti di costoro, che in Siracusa erano, rifuggirono al bosco sacro agli dei Palici. Altri d’altre parti, messi a morte i padroni, a costoro s’unirono ed afforzarono quel sito. V’accorse il pretore per sottometterli colla forza; ma, trovatili ben difesi, ricorse al tradimento. Si indettò con un C. Titinio soprannominato Gadeo, uomo rigattato, il quale pe’ suoi delitti, già da due anni, era stato condannato alla morte; e per sottrarsi alla pena era ito fuggiasco, vivendo di ruba; ma nelle sue ruberie avea sempre risparmiato gli schiavi. Costui con altri compagni venne al bosco, come per accomonare le forze. Fu accolto con lieto animo; gli fu dato il comando. Di ciò si valse per introdurre ne’ ripari i soldati del pretore. Gli schiavi non ebbero scampo; molti ne furono uccisi; molti ne perirono nel fuggire, precipitando da que’ luoghi aspri e montuosi.
      Nerva, creduto ogni timore cessato, licenziò la sua gente. Ma altri schiavi, levatisi altrove in armi, si vennero a fermare sul monte Capriano (92). Il pretore, nel riunire le sue truppe, die’ tempo a costoro di armarsi e crescer di numero. Finalmente contro loro movea. Valicato l’Albo (93), invece d’affrontarli, ne schivò l’incontro e tirò ad Eraclea. La sua codardia accrebbe il cuore, e ’l numero de’ sollevati.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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