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      Ma v’era una difficoltà, che pareva insuperabile. Se ne’ comizî fosse stato presente un’Erodoto, che in Roma era, ed aspirava anch’esso a quel posto, per lui sarebbero stati tutti i suffragi, perchè maggiormente degno, nè lo stesso competitore lo negava. Il tempo di celebrarsi i comizî era dalla legge inalterabilmente fissato. Verre trovò il modo di farli celebrare nel mese voluto dalla legge senza che Erodoto avesse potuto esser presente. Regolavano allora i Siciliani e tutti i Greci, i giorni ed i mesi col corso del sole e della luna; in modo che, per fare che i mesi calzassero a capello colla lunazione, alle volte toglievano ed alle volte aggiungevano al mese uno o due giorni, che si dicevano exairesimous. Verre tolse, o per meglio dire, sospese quell’uso. Pubblicò un nuovo calendario, per cui levò via un mese e mezzo dell’anno; e perciò quel giorno che prima era gl’idi di gennajo, divenne calende di marzo. I Cefaledini gridavano e pregavano invano. Il giorno che, giusta il nuovo computo, era legittimo, i comizî furono celebrati; Atenione ebbe il sacerdozio; Verre i bassirilievi. Erodoto giunse, e credeva essere giunto quindici giorni prima dei comizî: ma trovò che già da un mese tutto era finito. I Cefaledini poi furono nella necessità d’aggiungere all’anno 45 giorni intercalari per rimetterlo nel corso ordinario.
      Di gran momento era in tutte le città siciliane l’autorità de’ censori. Due ven’erano in ognuna; scelti a pubblico suffragio. Era costoro incarico fare il censo de’ cittadini, giusta il quale si pagavano i tributi, e a tale oggetto avevano ampia facoltà d’estimare i beni di tutti.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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