Al modo stesso fece spogliare il tempio di Giunone in Melita, rispettato sempre fin da’ Pirati, e ne tolse una gran quantità di denti d’elefanti di straordinaria grandezza, e tutti gli ornamenti del tempio, fra’ quali molte vittorie d’avolio, antiche, di bellissimo lavoro.
Dal tempio di Cerere in Enna, ove da tutti i popoli della terra si mandavano ad offrir doni e sacrifizî, levò la statua di bronzo della Dea, di mezzana grandezza, di esimia bellezza. Nella pianura avanti il tempio erano due statue colossali, l’una dalla stessa Cerere, l’altra di Trittolomeo. Facevano esse gola al rapace pretore per la bellezza; la gran mole, per cui difficilissimo era lo atterrarle ed anche più il trasportarle, le salvò; ma ne svelse una vittoria, che Cerere sostenea colla destra. Gli ennesi furono tanto dolenti di tale spoglio, che i loro messi che vennero in Roma con quelli delle altre città, per accusar Verre, per mandato del popolo, prima di avanzare l’accusa, gli offrirono, non che di desistere dall’accusa, ma di fargli un’attestato di lode, se restituiva que’ simulacri.
Ma il più vasto campo alle prede di costui fu Siracusa, per essere la più vasta e la più bella delle città greche (97). Levò dal tempio di Minerva i bellissimi quadri, che rappresentavano le battaglie di re Agatocle; e ventisette ritratti di re e tiranni di Sicilia. Non v’era cosa più magnifica delle porte di quel tempio. Erano incrostate di bassirilievi d’avolio, fra’ quali era di maravigliosa bellezza una testa di Gorgone angui-crinita.
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