Ciò non però di manco la Sicilia, assorta indi in poi nel vasto pelago del romano impero, non ebbe più nome. La sua storia d’Augusto a Costantino sarebbe affatto silenziosa, se gli annali ecclesiastici non avessero registrato l’importantissimo avvenimento dell’introduzione della religione cristiana fra noi, e le persecuzioni, ch’ebbero a soffrire i primi proseliti, fino a che Costantino, rinunziato il politeismo, adorò la croce.
VII. - La santa nostra religione, comechè introdotta in Sicilia sin dall’età degli apostoli, perseguitata per secoli dalla pubblica autorità, si era propagata di furto; nè altri tempî ebbe da prima, che le cave, di cui in più luoghi di Sicilia si osservano ancora le vestigie. Pure quella persecuzione stessa serviva a mantenere la purità della fede e de’ costumi dei neofiti. Ma quando gl’imperatori apertamente furono cristiani, la sicurezza del trionfo pervertì gli spiriti e corruppe i cuori di molti in oriente alla fede implicita, venne sostituendosi uno spirito di cavillo, per cui si volle penetrare nel buio de’ misteri. Indi nacquero le tante sette, che scissero per secoli la chiesa e lo stato; perseguitate o persecutrici, secondo che coloro che sedevano in trono a questa o a quella parte tenevano. In occidente si conservò la purità della fede; ma si perdè la purità de’ costumi.
L’Imperatore Valentiniano I dichiarò con suo editto i preti ed i monaci incapaci di percepire alcun che per testamento; tanto era divenuto generale il reo costume di sedurre i ricchi devoti, per farsene dichiarare eredi, trascurando i dritti de’ più stretti congiunti.
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