E quanto dall’Affrica? Gli si disse un giorno ed una notte di tragitto: Dunque, conchiuse quel vecchio, nè se io mi fossi uccello, vorrei volare sopra quell’isola. Quel detto confermò tutti nell’avviso di spedire un’esercito in Sicilia per iscorazzare il paese aperto, e tornare carico di preda e di prigioni. Però l’emir disse ad Euffemio di andare ad aspettare a Susa l’armata sua.
II. - Fatto ogni appresto, si riunirono nel porto di Susa cento navi saracine, sulle quali erano diecimila fanti e settecento cavalli. Fu dato il supremo comando ad un Asad ben al Ferat. Addì 15 di giugno dell’827 l’armata saracina, co’ legni d’Euffemio, sciolse le vele, e dopo pochi giorni giunse a Mazzara. Dimoratovi per tre giorni, Asad, visto che nessuno si faceva avanti per contrastargli il passo, si avanzò contro di Plata. Lasciato da parte Euffemio colla sua gente, di cui mal si fidava, co’ soli Saracini attaccò la battaglia e riportò la vittoria. Plata fuggì a Castrogiovanni, ed ivi stesso non tenendosi sicuro, passò in Calabria, ove fu ucciso.
Qui vennero a trovare il generale saracino alcuni degli ottimati siracusani, in apparenza per pattuire sulla resa della loro città, nel fatto per tenerlo in pastura, finchè fossero compiti i preparamenti in difesa, che si facevano in Siracusa ed altrove. Il traditore Euffemio sotto mano gl’istigava a difendersi con gran cuore. Il Saracino, rammentandosi che sul cadere del settimo secolo, alcuni de’ suoi, avvantaggiandosi de’ torbidi nati in Sicilia dopo la morte dell’imperatore Costante, vi eran venuti, eran entrati in Siracusa e ne avevano tratto immenso bottino, volle far lo stesso, vedendo che non meno scomposto d’allora era il governo dell’isola.
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