Qui si riaccese la guerra. I Girgentini, chiesto ed avuto soccorso dall’imperatore bizantino Romano Lecapeno, tornarono più animosi in campagna. Kalil venne loro contro col suo esercito e mal gliene incolse. Vi perirono fra gli altri un Ben Abi Harir ed un Alì ben Abi al Hosein; genero di Salem.
Venuto Kalil in Palermo dopo la disfatta, impose una taglia al popolo e tornò in Affrica, per raccorre nuovo esercito. Di ritorno in Sicilia nel 939, espugnò Caltavuturo, Asaro, Sclafani e poi Calbara. Venne a Caltabellotta e vi fece grande strage. I Girgentini, soprappresero l’esercito affricano, che assediava Balatiah; ne ottennero compita vittoria; tutto il campo nemico venne in loro potere; gli Affricani furono cacciati da Caltabellotta. Kalil tornò con più vigore contro di loro, che finalmente ebbero a chiudersi entro Girgenti, ove restarono assediati. Dopo otto mesi d’assedio, molti trovarono modo di fuggire, gli altri, fatti cauti della vita, s’arresero.. Le fortezze di Sicilia furono allora demolite e sfrattati furono gli abitanti dei villaggi vicini (128). I capi della sedizione furono presi; posti su d’una barca si fece correr voce dovere esser condotti in Affrica. Ma in alto mare, forata la nave, si fecero tutti, contro la data fede, perire (129).
VIII. - Nel 945 Kalil lasciò la Sicilia, di cui ebbe il governo un Mohammed ben al Ashaat, che vi restò sino al 947. Era morto nello stesso anno 945 il califfo Al Kajem, cui era succeduto il figliuolo, soprannominato Al Mansur. A lui espose Mohammed lo stato deplorabile, in cui era ridotta la Sicilia, per gli abusi che dopo tante perturbazioni s’erano introdotti.
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