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      Nel regno di Romano Lecapeno, alcune barche calabresi avevano intrapresa una nave affricana, sulla quale erano i messi che il califfo mandava al re de’ Bulgari per istringer lega contro l’impero bizantino. Portati quei messi in Costantinopoli, Romano, per isviare la tempesta, li aveva rimandati, non che liberi, carichi di presenti per loro e pel califfo, il quale vinto dalla cortesia, ebbe deposto ogni pensiere ostile; anzi rilasciò un metà del tributo, che fu per alcun tempo regolarmente pagato. Ma mentre il califfo Al Mahadi (133) era inteso alla conquista di Barbaria, il pagamento era stato interrotto. Anzi alcuni disertori dell’esercito saracino erano rifuggiti sul tenere dell’impero, e ’l califfo, che voleva conservar la pacifica corrispondenza colle provincie italiane, dalle quali traeva in quella guerra gran quantità di viveri, non ne avea fatto alcun risentimento. Ma, come ebbe cacciati gli Edrisidi, bravando avea chiesto e ’l tributo non pagato ed i profughi. Costantino VII, per sostener l’onor dello impero, aveva mandato un esercito in Italia. Questa masnada di barbari, avanti che a combattere i nemici, s’era data a depredare il paese amico. Il califfo Al Kajem ne avea fatto macello; i comandanti stessi erano stati presi. S’era in seguito di ciò conchiusa una sosta, spirata la quale, s’eran riprese le armi. Gli emir di Sicilia avevano fatto frequenti incursioni in terra ferma; l’ammiraglio Basilio nel 956 era venuto a demolire la moschea di Reggio, passato in Sicilia, avea preso Termini; venuto poi in Mazzara, in un incontro con l’emir Hasan aveva riportato alcun vantaggio (134); nè, dopo ciò, la storia fa più motto di lui.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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