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      In tale stato eran le cose quando usurpò lo impero Niceforo Foca, nipote del generale dello stesso nome, che aveva cacciati i Saracini dall’Italia. Cupido d’emulare le gesta dell’avo, affettava il nuovo imperatore il vanto di segnalare il suo regno con qualche gran fatto. E, se da semplice generale avea potuto riacquistare l’isola di Creta, con più ragione da imperatore sperava riprendere la Sicilia. Nè stette molto ad aspettare il destro di accingersi con vantaggio all’impresa. Que’ di Rometta negarono obbedienza all’emir e chiesero soccorso dal bizantino; ed egli mandò tosto in Sicilia un fioritissimo esercito di Persiani, Russi ed Armeni, nè altro così numeroso erane mai venuto. Lo comandava il patrizio Emmanuele. In questo, l’Emir Hasan avea cinto d’assedio Rometta; e, perchè per la gagliarda resistenza de’ Romettesi l’assedio andava in lungo, aveva fabbricato lì presso un castello, per ripararvi egli e la sua gente.
      X. - Addì 13 d’ottobre del 964 sbarcò presso Messina l’esercito bizantino, e tosto si mise in via per venire a combattere gli assalitori di Rometta. Nè Hasan fu lento ad andargli incontro. Lasciata una delle sue schiere, per tenere a freno i Romettesi, colle altre venne ad occupare le due gole de’ monti di Peloro, per le quali necessariamente dovea farsi strada l’esercito nemico. Posto vantaggiosissimo; dacchè l’asprezza del suolo e la strettezza del passo rendevano inutile affatto il maggior numero dei nemici. Emmanuele, che aveva il temerario ardire di soldato, senza la capacità di generale, malgrado lo svantaggio del sito, s’accinse a forzare il passo.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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