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      Coloro, che restarono, ebbero dicatti rimbarcarsi e tornare a Costantinopoli. Tutto il campo e le bagaglie dell’esercito greco vennero in mano dei Saracini. Ivi fu trovata una delle spade di Maometto, forse presa altrove dai Greci. In essa era scritto: Questa spada indiana, del peso di settanta methkal, molto sangue sparse nelle mani dell’apostolo di Dio (135).
      Dopo la vittoria, l’emir Hasan, mandato al califfo quella spada e que’ prigioni, tornò all’assedio di Rometta, che tenne ancora più mesi. Da mille uomini, che tentarono la fuga, furono presi; poco di poi la città s’arrese. Mentre così si combatteva in terra, in mare non posavano le armi. Nello stretto di Messina più sanguinose fazioni seguirono fra l’armata saracina e la greca. Hasan poco sopravvisse a tali fatti. Venuto in Palermo, vi morì sulla fine dell’anno, senza potere godere della pace, che le sue vittorie fecero conchiudere tra l’imperatore Niceforo e il califfo Al Moezz nel 966.
      Non più distolto da pensieri di guerra il califfo, pose l’animo a ristorare la Sicilia dei sofferti danni. Ordinò all’emir Ahmed di rifabbricare al più presto le mura di Palermo. Nuove città volle che fossero edificate, si chiamassero ad abitarvi coloro ch’erano spersi per le campagne. L’emir diede opera a ciò. Egli stesso ebbe cura di rifare le bastite di Palermo; ed uomini autorevoli destinò, per istar sopra alla fabbrica delle nuove città (136).
      Pure, non si sa perchè, quel califfo nel 968 ordinò allo stesso emir di demolire del tutto Taormina e Rometta.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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