Nè i Saracini siciliani furono da meno degli altri. Che, se in Sicilia non restano le copiose e magnifiche opere, che si ammirano in Cordova ed in altre città di Spagna, ciò fu, perchè ivi avevano i Saracini più estesa dominazione, ed era ivi la sede d’un califfo indipendente. Pure i Normanni trovarono mirabili molti edifizî dei Saracini. La immensa solidità di quella parte del real palazzo di Palermo, ch’era degli emir e Kassar si chiamava; il palazzo che resta integro presso Palermo, e Palazzo della Zisa si dice; e il pallio di seta con iscrizione cufica in ricamo d’oro, lavorato nel 1133 dai Saracini di Sicilia, che fu portato via cogli altri tesori della reggia di Palermo dallo imperatore Arrigo VI e in Norimberga oggi si conserva, bastano a provare quanto valevano nelle arti i Saracini di Sicilia. E gli scritti d’alcuni fra essi, di cui notizia è a noi giunta, provano del pari che non meno valenti furono nelle lettere e nelle scienze (141).
Dileguato il primo errore, si corre oggi nell’estremo opposto. Pensano taluni che dominio dei Saracini assai prosperò la Sicilia. È in primo luogo intorno a ciò da considerare che sotto un governo, in cui non è altra legge, che la volontà di chi regna, la pubblica prosperità sarebbe un fenomeno straordinario, per non dire prodigioso. Nè gli avvenimenti di quell’età danno miglior fondamento alla presunzione. La storia di questo breve periodo null’altro mostra che sedizioni, stragi, guerre intestine, straniere invasioni, città spianate, castelli distrutti, villaggi scoscesi, campagne devastate, taglie straordinarie e fino spaventevoli fenomeni della natura.
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