E se verso il 945, dietro le grandi perturbazioni, il furto e l’ingiustizia erano comuni, ragion vuole, che si creda che col continuare della cagione le conseguenze non sian venute meno.
Aggiungasi a ciò che i tristi effetti di quel governo e di quegli avvenimenti dovevano pesare a più doppî sugl’indigeni siciliani, che furono in quei dì, non che la maggiore, la massima parte del popolo siciliano. Si è voluto da taluni asserire e cercar di provare che sotto la dominazione dei Saracini tutta la nazione divenne musulmana. Ma non avrebbero potuto i Saracini venire a capo di estirpare affatto l’antica religione, senza disertare del tutto il paese. Anzi avrebbero disertato del tutto il paese, senza venirne a capo; come sempre è avvenuto, quando i governi si sono accinti all’insana impresa di usar la forza per obbligare i popoli a cambiar di religione. Dunque il supporre che i Saracini non avessero tollerato che cristiano fosse in Sicilia; e il credere al tempo stesso, che prospero fu in quell’età il paese, è un cadere in contraddizione.
Che gl’indigeni siciliani in tutto il periodo della saracina dominazione abbiano goduto il libero esercizio della loro religione, con pagare un tributo che si diceva gesia, si presume dal precetto del Corano (142) e dalla costante pratica dei Saracini negli altri paesi da essi conquistati. Ed assai fatti confermano una tale presunzione. Lo storico Malaterra parla de’ cristiani, che abitavano il Valdemone, di quelli delle provincie di Girgenti che venivano incontro ai Normanni, come loro liberatori.
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