Pure, ove anche vogliano darsi dieci persone ad ognuna di quelle famiglie, si avranno centocinquantamila persone. E posto ancora che solo una metà dei Saracini siciliani avessero avuto figliuoli (ciò che il clima di Sicilia e la poligamia rendono improbabile), il numero totale di essi non si può portare al di là di trecentomila.
Dall’altro lato forti argomenti mostrano che la somma degli abitanti dell’isola era forse maggiore dell’attuale. Grandissimo è il numero dei castelli e villaggi e delle borgate, che allora erano, e si designavano co’ nomi di Calat (luogo eminente) Menzel (villaggio) Ragal (borgata), aggiuntavi alcuna caratteristica del luogo o della persona che li possedeva (143), che il diligentissimo Gregorio trasse dalle concessioni feudali fattene nell’epoca posteriore. Ed è da credere che molte di tali carte scapparono alle ricerche del laboriosissimo uomo, ed assai altre perirono pei guasti sofferti dai pubblici archivî di Sicilia. Di tali luoghi, tranne Caltanissetta, Caltavuturo, Calascibetta, Calatafimi, Caltabellotta, Calatabiano, Misilmeri, Ragalbuto, Ragalmuto e forse alcun’altro, tutti gli altri sono ora campi deserti. La geografia nubiense accenna molti luoghi abitati di Sicilia, dei quali oggi s’è perduta la traccia. I fatti di sopra narrati ci portano a credere che Siracusa, Taormina, Castrogiovanni, Girgenti erano allora più popolose. Palermo, sede del governo, centro di tutte le operazioni di esso, per quanto ne dice il monaco Teodosio (144), era foltissima di popolo, a segno che altre città s’era dovuto fabbricare intorno all’antico ricinto.
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