Presto la città crebbe; perocchè da tutte le parti d’Italia e d’oltramonti cominciarono a corrervi venturieri e profughi, i quali si conformavano alla maniera di vivere de’ Normanni; ne adottarono la lingua; e Normanni erano chiamati (148).
III. - Si distingueva allora fra’ barone di Normandia Tancreti conte di Altavilla, piccolo castello ne’ dintorni di Cutances. Era costui di tal cuore e di tal possa, che un giorno, trovandosi a cacciare col duca Riccardo II, un enorme cignale a lui s’avventò; ed egli diresse alla fronte della fiera una stoccata sì franca, che la spada, rotto l’osso frontale, tutta dall’elsa in fuori l’entrò in corpo (149). Vedovo mentre era ancor giovane, era passato alle seconde nozze; e dalle due mogli aveva avuto dodici figliuoli: Guglielmo, Drogone, Unfredo, Goffredo, Serlone, Roberto, Malagerio, un’altro Guglielmo, Alveredo, Umberto, Trancredi e Ruggiero. La rendita della piccola terra di Altavilla, antico retaggio de’ suoi maggiori, mal corrispondeva alla numerosa famiglia del conte. E, perchè in quella età ed in quella gente il cuore e la spada aprivano una strada sicura alla fortuna, all’armi educò i figli suoi, e tutti ben risposero all’esempio ed all’educazione del padre; tanto che i primi tre, Guglielmo, Drogone ed Unfredo, visto che non era da sperar fortuna nel paese natale, per esser Guglielmo dalla lunga spada, duca di Normandia, allora in pace co’ suoi vicini, saputo d’aver trovato onorevole stanza nella bassa Italia gli altri loro concittadini, raccolta una mano di venturieri, vennero in Puglia.
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