Riunito l’esercito in Reggio, valicato il faro, si accostò Maniace a Messina. I Saracini, usi già da lung’ora a vedere i Greci venire in Sicilia solo per chieder pace o recare tributi, maravigliarono dell’insolito ardimento; e per farneli pentire, vennero fuori della città quanti ve n’erano, e li assalirono. I Greci non tennero l’urto; e già cominciavano a volgersi in fuga, quando la schiera dei Normanni, visto il pericolo, si mosse con tal gagliardia che i Saracini conobbero di avere a fare con altre braccia che quelle de’ Greci non erano. Ne furono sgominati e si diedero a fuggire in rotta verso la città. Ma i Normanni l’incalzavano in modo, che confusi con essi entrarono in Messina. I Saracini, inabili a resistere ai Normanni, che già eran dentro, ed ai Greci che, ripreso cuore, correano all’assalto, resero la città.
Manhicc, conosciuto per prova il valore dei Normanni, cominciò ad onorarli più di prima, e fidato nel loro ajuto, venne fuori di Messina ed a Siracusa si diresse. Cammin facendo sottomise quelle città, che non opposero resistenza. Lo scopo del generale greco, per quanto appare, era quello di incontrare i Saracini in campal battaglia, prima di sprecare il tempo e le forze nell’assedio delle fortezze. Il comandante di Siracusa, che i Saracini dicevano Al Kaid (151), era un bastracone di tal cuore, che nessuno, che gli veniva contro, solea andarne illeso. Come vide costui avvicinarsi l’esercito greco, venne fuori della città con tutta la sua gente e l’attaccò. Non era fra’ Greci alcuno, che poteva stare a fronte del saracino; e però le prime schiere furono di leggieri disperse.
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