Il prode Guglielmo d’Altavilla, che per la sua valentia era soprannominato Braccio di ferro, visto il franco menar di colpi del saracino, arrestata la lancia, a lui si fe’ contro. Con impeto pari i due guerrieri si mossero, ma il colpo del saracino non fece dar crollo al normanno dall’arcione, ovechè la lancia di questo entrò al petto e riuscì alla schiena di quello. Allibirono i Saracini a quel colpo e più che di pressa rientrarono in città.
V. - Maniace sì diresse allora a Troina, ove i Saracini avevano raccolto un esercito, se è da credere al Malaterra, di sessantamila combattenti. Cinquecento Normanni, ch’erano assai avanti degli altri, come videro i nemici, da loro soli li assalirono; ne uccisero in gran numero; fugarono gli altri; ed inseguendo lungo tratto compirono la rotta. Splendida vittoria, ma è da credere, come dice Gibbon (152), che la penna dello storico v’abbia avuto ugual parte che la lancia de’ Normanni. Più sobrio l’anonimo (153) dice essere stati i Saracini quindicimila.
Sopraggiunti i Greci sul campo di battaglia, mentre i Normanni inseguivano i Saracini, si diedero a saccheggiare le tende e le bagaglie abbandonate da quelli, ed a predare tutto il bestiame, che in que’ dintorni era. Divisero fra loro lo spoglio, senza metterne in serbo alcuna parte pe’ Normanni, che soli avevano riportata la vittoria. Mal patirono lo affronto e l’ingiustizia que’ prodi. Era fra essi un Arduino, cavaliere lombardo (chè assai di que’ Lombardi, che allora vagavano per l’Italia in busca di ventura, a’ Normanni s’erano uniti) e, perchè costui sapeva la lingua greca, serviva a’ Normanni d’interprete e fu da essi spedito al supremo comandante Maniace per querelarsi dell’oltraggio.
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