Forse a Maniace tenne altero il linguaggio, conveniente a guerrieri vincitori e mal sodisfatti; e forse ancora il greco, che era entrato in timore che i Normanni non volessero combattere per essi più che per altri, voleva attaccar querela con loro, tenendo facile, disfatto l’esercito saracino, torre in mezzo quel pugno di guerrieri e metterli a morte o in catena. Fatto fu che di suo ordine Arduino fu scudisciato per lo campo e per maggior contumelia gli pelò la barba.
Non erano i Normanni gente da tollerare in pace l’affronto. Volevano correr diviati alle armi. Ma il sagace Arduino consigliò loro di dissimulare l’oltraggio, per trarne poi più tarda, ma più clamorosa vendetta. Continuò a mostrarsi amico di Maniace e de’ Greci, come se nulla non fosse accaduto; e questi continuavano a promettere larghe ricompense, mentre ridevano loro in bocca. Ma non guari andò che pagarono il fio della loro perfidia. Arduino, come non paresse suo fatto, chiese il congedo di recarsi per alcun tempo in Italia; avutolo egli ed i Normanni nottetempo scantonarono. Privi di un tale ajuto, i Greci assaliti dai Saracini, che nuova gente chiamarono dall’Affrica, furono cacciati dall’isola colla stessa rapidità, con cui s’erano inoltrati (154). Al tempo stesso i Normanni, rivalicato il faro, invasero le provincie del continente; e tale era lo stato di quel paese che vi trovarono più presto ajuto che resistenza.
VI. - I Lombardi, ossia Longobardi, che nel sesto secolo invasero l’Italia, avevano estesa la loro dominazione dalle Alpi al lido di Reggio.
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