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      Ma il paese conquistato non restò unito, nè direttamente soggetto a’ re Lombardi. Una gran provincia era restata all’impero d’oriente, la quale, per essere governata da un’esarca, che risiedeva in Ravenna, fu chiamata esarcato di Ravenna. A quello impero aderivano la nascente repubblica di Venezia, la provincia romana, e le repubbliche di Napoli e di Amalfi. Tutto il paese poi dai Lombardi sottomesso, oltre a ciò che propriamente chiamavasi regno di Lombardia, di cui Pavia era la capitale, era diviso in tante piccole signorie, secondo le concessioni di distretti o provincie, fatte dai primi re ai più potenti dei loro commilitoni. Indi erano venuti i duchi di Brescia o Bergamo, di Turino o di Pavia; e più potenti fra tutti, i duchi poi principi di Benevento, il cui dominio si estendeva da Capua a Taranto.
      Carlo Magno aveva conquistato nell’VIII secolo tutto il continente italiano fino a Roma. Forzati i passi delle alpi, stretta d’assedio, Pavia, Desiderio, ultimo de’ re Lombardi, dopo due anni di resistenza, avea dato al conquistatore la città, sè e ’l suo regno. D’allora in poi i Lombardi, che sotto la straniera dominazione conservarono le leggi e le consuetudini loro, date alle civili abitudini, eran venuti crescendo in ricchezza. Le città dell’alta Italia avean saputo avvantaggiarsi della debolezza dei successori di Carlo Magno, avevano esteso i privilegi municipali concessi da quegli imperatori, e dopo tante perturbazioni eran surte le repubbliche italiane del medio evo.
      Lo stesso conquistatore e Pipino suo padre aveano fatto dono alla chiesa romana dell’esarcato di Ravenna, in merito d’aver papa Zaccaria, a richiesta dello stesso Pipino, condannato l’infelice Childerigo, ultimo re di Francia de’ Merovingi, a finire i giorni suoi in un chiostro, ed esaltato al trono Pipino e Carlo suo figliuolo stipite dei Carolingi.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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