Rugiero venne a porsi ad oste sopresso la vetta de’ monti di Bivona; per che il suo campo si scopriva a gran pezza lontano nel paese intorno. Spaventati alla sola vista di quel drappello, i Calabresi di quelle parti si sottomisero, resero le castella, diedero stadichi e tributi. Ricco e vittorioso senza combattere, Rugiero venne a trovare il maggior fratello in Puglia. Ambi tornarono coll’esercito in Calabria, per imprendere l’assedio di Reggio. Trovata sperperata tutta la contrada, Rugiero andò in cerca di preda e ne trovò a josa per provvedere di vitto l’esercito. Ciò non di manco gli assalitori per la forte resistenza dei Reggini ebbero a ritrarsi.
Comechè grande fosse stato l’ajuto che il conte Roberto avea dal fratello Rugiero, pure sia che, ingelosito delle grandi qualità di lui e dell’amore che per lui mostravano tutti i soldati, per torgli i mezzi d’insolentire, volea che stesse penurioso; sia che, naturalmente infido ed avaro, mal ricompensava i servizi altrui, Rugiero nulla potè mai da lui ottenere. L’avarizia di lui era in tanto più grave al minor fratello, in quanto, generoso come era, volea largamente donare ai suoi militi. Però allontanatosi dal fratello Roberto, venne ad unirsi all’altro fratello Guglielmo, il quale forse non meno di lui avea da dolersi di quello. N’ebbe in dono il castello di Scalea, e quindi veniva depredando il paese soggetto a Roberto. Venne questi ad assalire Scalea, e non fe’ frutto. Interpostisi amici, i due fratelli si rappacificarono. Rugiero con quaranta militi suoi ritornò al servizio di Roberto.
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