Fornita tale impresa, si diede col fratello Rugiero a fare i preparamenti per espugnare Reggio. Nell’estate del 1060, tutto essendo in ordine, i due fratelli colle forze loro vennero in Calabria e cinsero Reggio. I Reggini fecero da prima gagliarda resistenza. Era fra essi un tale di gigantesca statura, il quale, più audace degli altri, venne fuori schernendo i Normanni. Rugiero gli venne contro, e così bene drizzò la lancia, che al primo scontro lo passò fuor fuori. Spaventati da quel colpo e dalle macchine, che già cominciavano ad esser poste in opera, vennero a patti di resa. I due primarî fra essi, col loro seguito, ebbero libertà di andarne altrove; gli altri resero sè e la città.
Il Guiscardo, la cui potenza tanto s’era accresciuta per la presa di Reggio, che ne era divenuto assai da più degli altri fratelli, fu allora dai suoi commilitoni salutato duca di Puglia. Rimastosi egli in quella città, diede al fratello il comando di tutto l’esercito, per sottomettere quell’ultimo lembo di Calabria; e questo, espugnate le città e le castella di que’ dintorni, venne a cingere di assedio la forte piazza di Squillaci, ove si erano ritratti coloro ch’erano venuti fuori di Reggio. E, perchè conosceva che in lungo tirar doveva quell’assedio, ed i suoi soldati, stanchi già della campagna, mal ne avrebbero durata la fatica, edificato un castello di fronte alla porta della città, congedò tutti i militi, tranne quelli che mise di presidio in quel castello, che provvide del bisognevole, per impedire che alcuno entrasse o venisse fuori dalla città. Coloro che da Reggio ivi eran venuti, visti quei preparamenti, disperati d’avere altronde soccorso, imbarcatisi nottetempo, andaron via in Costantinopoli.
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