Vi abitavano saracini e cristiani, i quali di comune accordo s’arresero e si dichiararono a lui soggetti. Muniti di presidio e di vettovaglia i castelli di Petralia o di Troina, lasciato a combatter per lui Ben Al Themanh, tornò il conte in Calabria, ove nuovi incidenti a lungo lo trattennero.
V. - Comechè il duca Roberto avesse ceduto a Rugiero una metà della Calabria, pure la cessione non aveva mai avuto luogo nel fatto per le versuzie del maggior fratello. Talmentechè Rugiero, dalla città di Mileto in fuori, null’altro possedeva. Ritornato da Sicilia, chiese egli stesso al fratello l’adempimento del patto; ne lo fece chiedere dai più distinti personaggi. Il furbo Roberto costantemente si negò; per che Rugiero se ne staccò bruscamente; venne a Mileto e si preparò a far valere coll’armi la sua ragione. Pure, per fare che il solo Roberto avesse l’odiosità di quella guerra fraterna e fosse il primo aggressore, stette a badare quaranta giorni ch’era in quei dì il termine che si dava al cominciamento delle ostilità.
Il duca venne con grande forze ad assediare Mileto nel 1062. Si trovava allora Rugiero in Geraci travagliato dalla febbre, cagionata dall’aria malsana della città. Tutto ammalato che era, s’armò, venne incontro all’esercito di Roberto ed impedì, ch’egli potesse fermarsi sul monte di sant’Angeto e sul monte verde, onde poteva nuocere alla città. Erano i due fratelli giovani del pari e del pari mastri di guerra; però l’assedio tirò in lungo. In una sortita fatta dalla gente del conte perdè la vita Arnoldo fratello della contessa, giovane di gran valore, di che assai dolse a tutti e più d’ogni altro alla sorella.
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