Il duca fece ritorno in Puglia, Rugiero si mise in possesso del paese a lui assegnato; e si diede a provvedere il bisognevole per la guerra di Sicilia. Era la città di Geraci in Calabria restata divisa fra’ due fratelli, Rugiero diede mano a costruire un castello nella sua parte. I Geracesi misero avanti il giuramento fatto da Roberto. Rispose il conte, che quel giuramento poteva valere per la mezza città del duca; egli, che non aveva giurato, potea fare quel che volea nella sua metà. Inabili ad usar la forza, quei cittadini ebbero a pagare una grossa taglia, per distogliere il conte dal proponimento. Con quel danaro provvide i suoi di armi e di cavalli, e con trecento militi fece ritorno in Sicilia.
Gravi perturbazioni erano nate, durante la sua assenza, nell’isola. Ben Al Themanh, per estendere la conquista, molte città aveva indotte a riconoscere il dominio del conte e veniva molestando quelle che si negavano. S’era accostato ad un castello, che il Malaterra chiama Antulio od Antelio, il quale, già tempo era stato a lui soggetto. Vi comandava un Nichel, che sotto di lui aveva militato. Costui gli mandò dicendo di recarsi con pochi compagni in un sito, ch’egli disegnò, ove sarebbero convenuti i primarî fra gli Antuliesi, per trattare della resa. Ben Al Themanh, che molto aveva beneficato que’ cittadini senza sospetto venne al luogo assegnato. Come vi giunse, fu accerchiato dagli Antuliesi, che s’erano ivi posti in guato, e messo a morte. Coloro, ch’erano restati di presidio in Petralia e Troina, mancato il comandante lasciato dal conte, temendo d’essere sopraffatti da tutti i Saracini dell’isola, vennero a riunirsi ai loro compagni in Messina.
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