VI. - Il conte Rugiero venne a Troina, menando seco la moglie. Era quella città popolata di cristiani di rito greco; e, più che di rito, erano greci d’indole e di fede. Accolsero da prima il conte con lieto viso; ma ivi a pochi giorni, come egli venne con gran parte della sua gente ad assediare Nicosia, credendo di potere facilmente opprimere i pochi Normanni restati colla contessa, levatisi in armi, li assalirono; ma trovarono quella resistenza, che non s’aspettavano. Si combattè sino alla sera. Il conte che al primo annunzio della sommossa, era corso in aiuto de’ suoi, trovò i Troinesi padroni di mezza città, abbarrata in modo da non esser facile il cacciarli dal posto. In questo i Saracini de’ dintorni accorsero, diedero mano a’ Greci, accerchiarono la mezza città, in cui erano i Normanni, i quali non potendo più procacciarsi il bisognevole, per la consueta via del predare (tanto era il numero de’ nemici) vennero presto stremi di vitto e fin di vestito; intantochè il conte e la contessa avevano in tutti e due una sola cappa, di cui a vicenda si copriva o quello o questa, che andava fuori; e per soprassello sì dovea combattere senza rispitto, per respingere gli assalitori, che d’ora in ora divenivano più arditi e più numerosi. Pure i Normanni combattevano e col solito coraggio; e gran prova ne diede un di quei giorni il conte stesso. Accaduta una mischia tra i suoi ed i nemici, v’accorreva; quando gli fu morto il cavallo, con cui cadde egli stesso; uno stuolo gli si avventò addosso furioso, facendo i massimi sforzi per tenerlo e trascinarlo altrove; sforzi faceva egli per liberarsi.
| |
Rugiero Troina Nicosia Normanni Troinesi Saracini Greci Normanni Normanni
|