Dopo la vittoria, tornò Rugiero in Calabria ed in Puglia, per acquistare i cavalli, che in gran numero erano mancati, durante l’assedio. Lasciò in Troina la moglie ed i militi suoi; ma prima di partire fatto senno dell’accaduto meglio fortificò la città. Presto fu di ritorno, menando seco cavalli e quant’altro era mestieri per continuare la guerra. Saputo che molte schiere di Saracini, venute dall’Affrica, erano ite a fermarsi in Castrogiovanni, fatto riposare alquanto i cavalli che seco menato aveva, colà si diresse. Fece precedere trenta militi, comandati dal valoroso suo nipote Serlone, cui diede ordine di volgersi artatamente in fuga, come fosse attaccato, verso un luogo, ove egli stesso si pose in guato col resto della sua gente. I Saracini di Castrogiovanni, vista la schiera di Serlone, che alla città s’avvicinava, vennero fuori e l’assalirono con tal’impeto ed in tal numero, che que’ trenta militi ebbero a fuggir davvero; e nel fuggire, prima di giungere al luogo dell’insidie, soli due ne restarono liberi e vivi.
Il conte, visto lo sterminio della sua gente, venne impetuosamente sopra i nemici, i quali, comechè sopravvedutamente assaliti da gente fresca, non ne furono sgominati, nè cessero senza lungo combattere. Pur finalmente cessero e ’l conte l’inseguì oltre un miglio. Ricco di preda tornò a Troina. Quindi venne depredando il paese sino a Caltavuturo. Nel ritorno rasentò le rupi di Castrogiovanni con animo di trarre a battaglia un’altra volta i Saracini; ma quelli lo lasciarono menar via il bestiame de’ campi a posta sua.
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