Gli assalitori visto la notte que’ falò sulle bastite, indovinarono d’esser quello un segnale convenuto. Era allora giunto da Sicilia il conte Rugiero, che con molti legni armati era venuto ad ajutare il fratello in quell’impresa. Destinò alcune di quelle barche a correr tutte le notti in alto mare, per avvisare se l’armata nemica s’appressava; tenne le altre preste all’assalto. Una notte i legni esploratori scoprirono da lontano molti lumi, che parevano galleggianti; corsero a darne avviso al conte; ed egli con tutte le sue navi venne ad incontrare i Greci, i quali credendo d’essere da Bari i legni che ad essi venivano, non si prepararono alla difesa. Assaliti nel cuor della notte, alla sprovveduta, fu facile distruggere, prendere, fugare tutti quei legni. Vi perderono la vita solo cencinquanta cavalieri normanni, i quali nell’affollarsi tutti da una banda, per saltare sulla nave nemica, la barca, sulla quale erano, si riversò, caddero in mare ed annegarono. Cadde il cuore ai Baresi per la disfatta dell’armata amica e s’arresero nel 1070, che allora correva.
La guerra di Sicilia, più presto che conquista, era stata fin’allora una correria. Da Messina in fuori, le città principali dell’isola erano in potere dei Saracini. Espugnata Bari, nulla restando a sottomettere in Puglia, i due fratelli posero l’animo all’acquisto di Palermo. Rugiero fece ritorno in Sicilia, e venne ad aspettarvi il duca Roberto, il quale, dimorato i mesi di giugno e luglio in Otranto, per farvi i necessari appresti, facendo correr voce che le forze erano dirette alla conquista di Malta, navigò in Sicilia e venne in Catania, città amica; perchè il saracino Ben al Themanh, che la tenea, ad essi s’era unito.
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