Ivi stava ad aspettarlo Rugiero. Unite colà le forze loro di terra e di mare, vennero a stringere d’assedio Palermo.
IX. - La forma di questa città era allora diversa dalla presente. Era essa posta in fondo di un porto, che si apriva tra due fortezze. Una che sin d’allora si chiamava Castello a mare; l’altra era detta dai Saracini Kalza. Il porto dividevasi in due seni, che formavano due porti minori. Nella lingua di terra frapposta fu da prima edificata la città, che dall’avere il porto da tre lati aveva avuto il greco nome di Panormo, o sia tutto porto. Divenuta sotto i Saracini sede del governo, per la grande affluenza di nuovi abitatori, la città era venuta stendendosi al di là del porto orientale, dal lato ove oggi scorre l’Oreto; e questa parte si diceva città nuova.
Come vi giunsero i due fratelli, il conte strinse la città dal lato d’occidente; il duca colle schiere di Puglia e di Calabria s’accampò presso la città nuova; l’armata chiuse l’ingresso del porto. Comechè stretta da tutte le parti, tanto la città abbondava di popolo e di difesa, che l’assedio bastava da cinque mesi, senza che gli assalitori avessero potuto concepire speranza di recare a fine l’impresa. Pur finalmente, non dalla forza, ma dall’astuzia del Guiscardo, fu vinta. Si nascose egli durante la notte ne’ giardini che erano dalla parte ov’egli stava, con trecento eletti soldati; mandò il resto dall’altro lato, ove Rugiero diede un generale assalto. Coloro, che erano a guardia delle mura della città nuova, non vedendo alcuno de’ nemici da quel lato, credettero che tutto l’esercito normanno era venuto all’assalto dall’altra parte; però corsero là ove maggiore credevano il pericolo.
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