Prima di partire lo avvertì a guardarsi dalle insidie del Saracino Ben Avert, innanzi ad ogni altro prode, infaticabile ed astuto signore di Siracusa e di Noto, sotto al cui comando s’erano riuniti tutti i Saracini, che restavano ancora non sottomessi; e però, quali che fossero le provocazioni di lui, non venisse mai fuori di Catania per attaccarlo.
L’incauto Ugone, avido di gloria, volendo prima del ritorno del suocero segnalarsi con qualche gran fatto, dimentico degli avvertimenti di lui, venne a Troina colla sua gente; invitò ad unirsi a lui Giordano, figliuolo naturale del conte, e colle milizie che colà erano tuttaddue si diressero a Catania forse con animo di trarre il Saracino a campal battaglia. Ma quello, avuto lingua della gita d’Ugone, postosi in guato sulla via colse tanto sprovvedutamente i due guerrieri, che Ugone vi lasciò la vita, Giordano la salvò fuggendo a Catania.
Infellonito il conte all’annunzio di tanta sciagura, come fu di ritorno nel 1076, corse verso Siracusa, demolì dalle fondamenta cammin facendo il castello di Judica, mise a fil di spada tutti gli uomini che vi abitavano, mandò a vendere in Calabria le donne e’ fanciulli. Entrato in quel di Siracusa, mise foco alle biade che mature erano; l’incendio rapidamente si dilatò per tutto il paese e ciò gittò l’anno appresso una carestia generale.
XI. - Sfogata così l’ira sua, nel maggio del 1077 venne ad assediare Trapani. Era attaccata a quella città una penisola, la quale, congiunta alla terra da una stretta gola, veniva dilatandosi e formava una pianura, che in quella stagione era coperta d’erba.
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