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      Ciò non di manco le due piazze tennero sei mesi; ma quando fu dato foco alle biade già mature nei campi di Jato cadde il cuore agli Jatini e s’arresero. S’arresero del pari quei di Cinisi, per non incorrere nella stessa sciaura. La gioja di quel trionfo fu accresciuta dal maritaggio seguito nel 1080 della Matilde figliuola del conte con Raimondo conte di Provenza.
      Ma i progressi delle armi di Rugiero in Sicilia erano ritardati dalle sue spesse gite in Calabria ed in Puglia. In una di queste l’infaticabile Ben Avert corrotto con doni il Saracino Ben Cimen, che regea Catania, v’entrò con esercito numeroso. Il valoroso Giordano e pochi altri cavalieri occorsero da Troina. Ben Avert loro venne incontro con tutte le sue schiere di fanti e di cavalli. Tre volte i fanti saracini respinsero l’attacco dei cavalieri normanni, i quali si volsero finalmente contro la cavalleria, che fu sgominata e dispersa. Scorati da ciò i pedoni, non tennero il quarto assalto e fuggirono in rotta. Perduta la battaglia, Ben Avert, abbandonata Catania, fuggì a Siracusa.
      La prudenza di Ruggiero fu in quel tempo messa alla prova da’ tentativi sediziosi de’ suoi più cari. Un Angelmaro, soldato di vil nazione, in tale stato era venuto appresso il conte pel suo valore, che gli diede in moglie la vedova di Serlone, che figlia era di Rodolfo conte di Bojano, con ricca dote e la quarta parte della terra di Geraci. Di che colui venne tanto orgoglioso, che si tenne uguale ai primi. Fingendo di fabbricare una casa di sua abitazione nella sua parte di Geraci, vi costrusse in quella vece un’alta torre, ed al tempo stesso cercava di farsi amici i Geracesi, che Greci erano.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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