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      Tutte queste possessioni cambiarono allora natura e divennero feudi; ma non tutti i feudi erano uguali in dignità nè portavan seco gli stessi dritti ed i doveri stessi. Feudi di primo ordine erano le contee; inferiori eran le baronie; avevan l’ultimo luogo i feudi semplici; perciocchè più feudi formavano una baronia; più baronie una contea; più contee un sovrano dominio. È per ciò che Rugiero dicea di dovere egli essere il primo a combattere, per essere il primo a possedere ed a distribuire (193). Nè sempre le concessioni si facevano direttamente dal principe, nel quale caso si diceva tenere il feudo in capite; un conte poteva concedere alcuna baronia, un barone alcun feudo, e questi si chiamavano suffeudi. Indi nacque la distinzione di feudi che si tenevano in demanio, e di quelli che si tenevano in servizio. Nell’uso poi tutti eran compresi nel nome generico di baroni.
      E perciocchè la base del governo feudale era la obbedienza ed i doveri del feudatario in verso del suo signore, di gran momento era e solenne l’atto, che nel linguaggio dei tempi si diceva investitura. Posto il nuovo feudatario ginocchioni, innanzi al suo signore, che stava a sedere, con esse le mani stese e congiunte tra le mani di questo, pronunziava ad alta voce il giuramento di difendere la vita, l’onore, le membra di lui; di servirlo ed ajutarlo contro chiunque lo volesse offendere. Da quel momento andava egli soggetto a tutti i doveri, e poteva esercitare i dritti annessi alla nuova dignità. Ciò non però di manco, s’ei volea edificare nel feudo alcuna fortezza, doveva ottenere dal principe il permesso, e prestare per quella un nuovo giuramento.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





Rugiero