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      E però il chiamare Rugiero il duca di Puglia suo signore, il chiamar questi il conte di Sicilia suo uomo, non prova che la Sicilia era il feudo, onde nasceva la dipendenza; per cui tutta la prova sta nel de se habendam del Malaterra; e nell’investiens di Leone d’Ostia, anzi nelle sole parole del primo.
      Leone d’Ostia, prima monaco benedettino, e poi cardinale, scrisse la cronaca del monastero di Monte Casino, di cui era bibliotecario, sino all’anno 1086, e perchè il duca Roberto largamente donò quel monastero, a lui solo egli dà la gloria della conquista di Sicilia; e dice che, venuto egli con grande armata nell’isola, prese prima Catania, poi Palermo, poi Negarim ed investendo Rugiero di tutta l’isola, tenne per sè la metà di Palermo, di Demena e di Messina (203). Certo uno storico imparziale non può dar tanto peso ad una parola di tale scrittore, che va tanto errato ne’ fatti essenziali.
      Restano adunque sole le parole del Malaterra, alle quali, può aggiungersi che Roberto Guiscardo e ’l suo figliuolo Rugiero ebbero il titolo di duchi di Puglia e di Sicilia; le quali cose avrebbero gran peso, se i fatti non provassero il contrario. Primieramente in tutte le sue imprese il duca Roberto chiamò sempre il servizio militare di tutti i suoi baroni; ma non cercò mai quello dei conti di Sicilia; ed il Malaterra dice espressamente in questi casi, che chiamò i baroni di Puglia e di Calabria. Da questi soli volle il sussidio feudale, quando la sua figliuola si maritò con Azzone di Lombardia; e questi soli chiamò nella grande spedizione sua contro l’impero bizantino.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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