In ogni modo le cose narrate, e quanto siam per narrare delle azioni del conte Rugiero e del suo figliuolo mostrano apertamente, ch’essi regnarono per dritto proprio e non per altrui concessione; e che fondarono in Sicilia una monarchia indipendente, e tale la tramandarono ai loro successori.
IV. - Dato ordine ai pubblici affari, non istette il conte a godersi ozioso la sua conquista; ma volle aggiungervi la vicina isola di Malta che ancora restava in mano dei Saracini. Mentre si faceva l’appresto per tale spedizione, Maniero conte d’Acerenza, da lui chiamato, si negò; anzi disse che vorrebbe recarsi in Sicilia, per far danno, più presto che prò. Imbizzarrito a ciò Rugiero, sospesa la spedizione di Malta, passò in Calabria con tutte le sue forze; e per punire quel tracotato, strinse d’assedio Acerenza. Spaventato Maniero dalle prepotenti forze del suo signore, venne fuori con tutto il suo bestiame e i suoi tesori, e diede se e quanto avea in braccio di lui, il quale generoso com’era, gli restituì tutto; solo, per correzione, gli fece pagare mille soldi d’oro.
Fatto ritorno in Sicilia nel luglio del 1091 l’armata si diresse a Malta. Per essere la galea del conte più celere delle altre, giunse egli il primo e con soli tredici militi, che seco erano attaccò e volse in fuga la torma ch’era venuta a contrastargli lo sbarco. Il domani tutto l’esercito cinse d’assedio la città. Il gaito, che vi comandava, ed i cittadini stessi, per la lunga pace divezzi dalle armi, vennero fuori a chieder pace, e l’ebbero a tal patto; che dessero libertà a tutti gli schiavi cristiani; che dessero oltre i cavalli, i muli e le armi loro, una gran somma di danaro; che pagassero un’annuo tributo; e che giurassero di prestare al conte quel servizio, di cui fossero richiesti.
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