Mentre nella bassa Italia tali cose accadevano, fervea ancora la guerra tra l’imperatore Arrigo IV e papa Urbano II, al quale era venuto fatto di ribellare dal primo il figliuolo Corrado che col suo aiuto aveva levata una sommossa in Lombardia. E perchè a lui mancava il denaro per sostener quella guerra, col consiglio e la mediazione del papa, chiese in moglie una figliuola del conte Rugiero. Assentitovi questi, la fidanzata con gran corteo di baroni e ricchissima dote fu mandata a Pisa nel 1095, ove si celebrarono le nozze.
Non fu lungo il riposo del conte Rugiero dopo il maritaggio della figliuola. Mentre in Sicilia ogni cosa era composto, perchè saldi erano gli ordini pubblici stabiliti dal conquistatore, ed anche più saldo il suo braccio; i duchi di Puglia erano in continua lotta coi baroni e le città di quel ducato; e il conte, ch’era scudo e sostegno di tutti i principi della sua famiglia (209) doveva sempre accorrere in loro difesa. Gli Amalfitani, che mal pativano la perdita dell’antica loro libertà e per essere tutti di sangue lombardo, odiavano i Normanni e la nuova lor signoria, si giovarono della confidenza, che in essi ponea il duca Rugiero, per cui senza sospetto a loro affidava la custodia dei castelli ivi eretti dal duca Roberto per tenerli in soggezione, e levati in armi nel 1096, negarono l’ingresso in città allo stesso duca ed a tutti i Normanni; nè vollero più pagare i tributi e prestare i servizi loro imposti. Il duca, per sottometterli, chiamò in suo aiuto il fratello Boemondo e lo zio al quale promise la metà della città, se fosse stata sottomessa (210). La città, stretta da tutte le parti era per arrendersi, quando ebbe soccorso onde meno lo sperava.
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