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      Papa Urbano II aveva in quell’anno stesso bandita la famosa crociata, per liberare la città di Gerusalemme dal giogo dei Musulmani. I più illustri cavalieri di quell’età, presi da religioso e guerriero entusiasmo, corsero là ove la voce generale del secolo li chiamava. Boemondo principe di Taranto, che, per aver militato col padre in oriente, conosceva i luoghi e la maniera di combattere di quei popoli, prese la croce, abbandonò il campo d’Amalfi e seco trasse il fiore, di quei guerrieri, sulla speranza d’acquistare in quelle parti maggior signoria e maggior gloria. Nè le sue speranze andaron fallite; la sua spada gli procacciò il regno d’Antiochia, e la immortale tromba del Tasso rese chiari i nomi di lui e di Tancredi suo nipote. Mancato così il miglior nerbo dello esercito, il duca e ’l conte ebbero a levar l’assedio; l’uno fece ritorno in Puglia, l’altro in Sicilia.
      Ma non guari andò che il conte Rugiero ebbe a ritornare sul continente in difesa di un altro principe del suo sangue. Riccardo conte d’Aversa discendente del primo conte Rainulfo, seguendo l’esempio degli altri Normanni, aveva conquistato il principato dì Capua, cacciatone Landolfo ultimo principe della famiglia lombarda; alla costui morte era successo e nel principato e nella contea Giordano suo figliuolo; ma lui morto, i Lombardi, dei quali il principato era pieno, avvantaggiandosi della minorità di Riccardo soprannominato il giovane, su figliuolo, lo cacciarono da Capua. Venuto costui in età maggiore, inabile da se solo a riacquistare la perduta provincia, ebbe ricorso al duca di Puglia ed al conte di Sicilia, a lui congiunti di sangue, per essere stato Riccardo primo principe di Capua avo di lui, marito d’una sorella del duca Roberto Guiscardo e del conte Rugiero; e per maggiormente indurveli, dichiarò il principato di Capua feudo del ducato di Puglia, ciò che il Guiscardo stesso aveva mai potuto nè per lusinghe, nè per minaccie ottenere; e promise a Rugiero la città di Napoli, senza che avesse avuto alcun dominio sulla stessa, che allora era repubblica indipendente.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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