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      Venuto adulto ed armato cavaliere, cominciò a regger da se lo stato; e sin dalle prime si mostrò severissimo nel perseguitare e punire i ladroni ed ogni maniera di malfattori; e così bene sapeva regolare la spesa e le rendite sue, che presto venne ricchissimo; per che fu temuto e rispettato, non che dai sudditi, dai principi vicini e da’ lontani.
      Pieno la mente dell’esempio paterno, agognava ad estendere l’ereditato dominio; nè stette molto ad aspettare il destro. Il governo di Puglia, non più sostenuto dal saldo braccio di Roberto Guiscardo, era tutto sconvolto; perchè Rugiero, figliuolo di Roberto, e Guglielmo, figliuolo di Rugiero, erano principi buoni e pacifici, qualità che mal s’attagliavano a’ tempi; per cui i baroni potentissimi di quello stato insolentivano a segno che quei duchi ebbero spesso mestieri dell’aiuto de’ loro congiunti di Sicilia. Nel 1122, come il duca Guglielmo era per entrare nella città di Fosco, Giordano conte d’Ariano gli si fece contro alla porta della città e gli tenne l’ingresso, minacciandolo di tosargli il montello (213), e poi mise a sacco tutti i dintorni della città. Il duca, inabile da sè solo a punire quel tracotato, ebbe ricorso a Rugiero II, per averne truppe e danaro, offerendogli in merito di quell’aiuto la metà della città di Palermo, che i duchi di Puglia ancora tenevano. Rugiero accettò il partito; mandò al nipote secento militi e cinquecent’once di oro; egli si mise in possesso della mezza città; il duca con quel soccorso sottomise il ribelle barone, il quale, spogliato di quanto possedea, ebbe dicatti salvar la vita per l’intercessione di altri baroni ed andò via.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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