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      Reso così padrone Rugiero di tutta la capitale di Sicilia pose l’animo alla conquista delle vicine isole minori; e perchè forse i Saraceni di Malta s’erano negati a pagare il tributo, imposto loro dal primo conte, colà si recò coll’armata nel 1127, od in quel torno. Quella ed altre isole erano già sottomesse, quando venne a notizia del conte la morte del duca di Puglia, suo nipote senza legittimi successori. E perchè credeva egli a lui spettare la successione, tornò di volo in Palermo per accingersi a conseguirla.
      II. - Difficile era l’impresa. Molti e potenti erano coloro che lo avversavano. I primi Normanni che vennero con Guglielmo braccio-di-ferro alla conquista della Puglia e della Calabria, e quelli che in appresso agli altri fratelli si accompagnarono, ebbero nel conquistato paese vastissime signorie che di distretti più presto che di privati dominii avevan sembianza; tali erano quelle del principe di Bari, dei conti di Conversano, di Avellino, di Lorotello, di Monopello, di Ariano, di Andria, di Mantescaglioso, di Lecce, di Chiaramonte e le signorie dell’Aquila, di Chieti ed altre molte, le quali tanto estese erano, che il conte di Lorotello potè una volta concedere trenta castelli compresi nella sua contea. Tanta estensione di dominio dava maggior fomite a quello spirito di salvaggia indipendenza, proprio de’ popoli perisci, dai quali i baroni di Puglia e di tutta l’Europa traevan l’origine. E però ad ogni ragion di querela, che alcun di costoro aveva o credeva d’avere contro un altro, vedevi in tutta la provincia un chiamar di vassalli, un assoldar di schierani, un devastar di campagne, un incendiar di biade, un rubar di bestiame, un’assalir di castelli, uno spogliar ed uccidere di viandanti, di agricoltori, di pacifici cittadini, se pure ve n’erano in quell’età. E tanto generale era il mal vezzo, che gli stessi abbati del monastero di Montecasino, le cui possessioni, per le largizioni del duca Roberto Guiscardo e degli altri principi normanni, erano estesissime, invece della mitra e del pastorale, usavan più presto l’elmo e la spada, ned erano da sezzo in tali ribalderie.


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Somma della storia di Sicilia
di Niccolò Palmeri
Editore Meli Palermo
1856 pagine 1468

   





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